In meno di 70 anni, a partire dal 560 a.C. circa, i re Achemenidi della Persia riunirono insieme tutte le disparate nazioni dell’antico Medio Oriente in una singola unità politica. L’egemonia achemenide raggiunse il suo apice dopo il 522 a.C. sotto il re Dario I. Il nucleo dell’impero era stato formato dai precedenti re Achemenidi i quali, dalla loro base nella regione chiamata Persia, avanzarono diritti verso antichi regni come la Media e l’Assiria.
Ciro il Grande creò la vera struttura imperiale ed estese il suo controllo a tutte le terre tra la Battria (l’attuale Nord dell’Afghanistan) e la Frigia (l’attuale Anatolia in Turchia).
Il suo successore, Cambise II, assorbì l’Egitto. Infine Dario spinse la dominazione persiana ai suoi limiti. Alla fine del suo regno, la Strada Reale, lunga 1.600 miglia, che congiungeva il centro imperiale di Susa con Sardis in Lidia (l’attuale Turchia) era completata, come pure il canale che univa il Mediterraneo con il Mar Rosso.
Il grande storico greco Erodoto menzionò 28 regioni che figuravano nella storia persiana: 20 di esse erano satrapie, o stati soggetti al controllo dell’Impero Persiano Achemenide di Dario il Grande. Tra esse la Media, la Siria, l’Assiria, Babilonia, la Frigia, la Lidia, la Cappadocia, la Tracia, la Caria. la Partia, l’Armenia, la Colchide, la Carmania, la Parsa, la Battria, l’India, l’Arabia, l’Etiopia, l’Egitto, la Libia.
Mentre secondo Erodoto alla base dell’organizzazione satrapale vi era un criterio etnico, recenti studi ritengono diversamente, basandosi su fonti achemenidi e, invece che sul concetto di satrapia, su quello persiano di dayhava, che designava le unità amministrative dell’impero.
Si calcola che una persona su due degli abitanti della Terra all’epoca facesse parte dell’Impero Achemenide. E che le sue dimensioni fossero di più di 6 milioni di chilometri quadrati, di poco inferiore all’estensione del successivo Impero Romano.
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